Apparecchiamo la tavola con la solita attenzione, quella tipica delle mamme che si accingono a ospitare i familiari. Non so perché, ma quando si decide di dare un pranzo o una cena, nell’orecchio di chi organizza, qualcuno comincia a sussurrare: “Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto”. Il risultato? Quella che nasce come una bella intenzione, ovvero trascorrere del tempo di qualità insieme ai propri cari, si trasforma in uno degli eventi più stressanti della settimana, se non del mese…
Piego i tovaglioli, faccio il conto di quante persone siederanno a tavola e dispongo il tutto.
Mia madre cucina e immagino che nella sua testa risuoni Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Nel frattempo, mia sorella è dalla gatta per darle da mangiare, io aggiungo posate, bicchieri, piatti. Mia madre spadella. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto.
Ogni cosa sembra filare per il modo giusto, ma, poi, come succede sempre, improvvisamente il tempo si contrae. Sono le dodici passate, gli antipasti sono da fare all’ultimo, pare tutto pronto, ma tu sei ancora in pigiama. Quindi corri al bagno, ti radi al volo, ti infili in doccia, mentre ti insaponi i capelli ordini mentalmente l’armadio, scegli quello che vuoi mettere, voli fuori dalla doccia, ti vesti, e poi corri per le scale, portandoti quasi dietro i gradini della scalinata.
In tutto questo, tua madre, stoica, segue la preparazione in cucina. Il mantra continua. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto.
Il campanello suona. Una, due, tre, cinque volte. I parenti arrivano. Auguri, qualche commento sui contagi. Ci si siede a tavola. Apri la finestra, cambia aria. Chiudi la finestra che fa freddo. Alza la temperatura della stufa, abbassa la temperatura della stufa. Aggiungi legna al fuoco. Porta il primo, ora il secondo. “Chi mi da una mano qui?”
Qualcun altro chiede: “Dove metto questo?”
Nel frattempo ancora… Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto.
Il pranzo prosegue. Fila tutto per il verso giusto. La famosa Zuppa alla Santè (piatto tipico di ogni Natale, o festività religiosa, agnonese) è venuta bene. C’è troppa roba sulla tavola e la carne, i secondi, tornano indietro. Piatti da portata intonsi che finiscono nel frigo, abbracciati dalla pellicola.
“Giochiamo? No dai magari dopo. Adesso arrivano i bambini”.
“Quando scartiamo i regali?”
I bambini arrivano. Cominciamo a scambiarci i pensierini. Le vedo le mamme, le zie. Gli occhi che scrutano, i cervelli che pensano Gli sarà piaciuto? Il regalo deve essere perfetto. Ancora deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto. Deve essere tutto perfetto.
La cena finisce. Si sparecchia. Io sono uscito, mia sorella pure, mio padre dorme. Immagino mia madre, mentre io bevo un amaro con gli amici, a sparecchiare le ultime cose, la lavastoviglie che va per la terza volta con il suo scrosciare d’acqua cadenzato. Lei sistema e ripercorre le tappe della giornata. Sarà andata bene?
Sì, mamma. È andata bene.
Come tutte le altre volte. E sai perché? Perché non deve essere tutto perfetto, ma basta solo cuore (e ce lo hai messo) e impegno.
Alla fine, il pranzo di Natale è come la vita. Non deve essere tutto perfetto. Deve essere solo bello, piacevole. Anzi forse è sufficiente che sia sereno. Per te che lo rendi possibile e per chi vive quel momento con te.
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Leggo e sorrido, continuo a leggere e a sorridere! Barba a parte sembra il mio Natale! Hai ragione Giò, sono giunta alla tua strssa conclusione: “Non dev’essere tutto perfetto”, la vita, come il Natale ha bisogno solo di serentà e d’amore ❤
Totalmente d’accordo con te, prof.! E sì, devo ammettere che mi fa piacere aver “inquadrato” la scena!