Swipe a destra, swipe giù, swipe su.
Non ce la facciamo proprio a stare fermi. A goderci il vento fresco della pioggia, dopo una caldissima estate. No! Abbiamo bisogno di fare, di uscire, di incontrare. Di parlare.
Il silenzio, questo sconosciuto, ci mette a disagio. Sembra quasi di riuscire finalmente a sentire i rumori di un motore che, da lontano, romba. Il borbottio della caldaia che, in cima alle scale, ci fa paura, quando, in tutta la sua potenza, si prepara a intiepidire l’acqua per noi. Così, provano a riaffiorare timori, paure, sogni e speranze che abbiamo messo in pausa al 31 luglio.
Prendiamo il telefono, scorriamo a destra, poi a sinistra.
Guardiamo i caroselli delle vite altrui.
Doppio tap di approvazione, o di invidia.
Le campane rintoccano a distanza ravvicinata, scandiscono la fine del pomeriggio, mentre da qualche parte brucia un incendio, l’ennesimo, che causa rabbia, fa paura.
Un’altra piccola tragedia…
Come se non ne avessimo avute abbastanza, continuo a ripetermi, mentre la mano scorre sulla tastiera e trascrive pensieri che nemmeno sapevo di avere. La lampadina nascosta nel mio cervello, intorpidita da mesi di inattività, è pronta a condividere con le mie 10 falangi tutto quello che è rimasto nel segreto cassetto delle mie sinapsi. Sono questi. Pensieri sciolti. Che non vogliono essere imbrigliati, catalogati o messi in ordine.
Cartigli mentali, che posso leggere direttamente sullo schermo, senza aver scartato alcun Bacio.
Mi sopraffanno. Forse perché non li avevo lasciati uscire. Eccoli. Tutti. Uno a uno: paura, timore, ansia, eccitazione, nostalgia, felicità, nervosismo, stress.
C’è tutto. Di tutto un po’ e niente.
Mi vengono in mente le piazze fragorose, la musica dei pub, gli annunci in filodiffusione. Le icone rosse con i numeretti bianchi che affollano i display dei nostri smartphone. I led lampeggianti degli elettrodomestici, le spie delle auto e i clacson dei motorini.
C’è troppo rumore in estate. E va bene così, dopo il lungo inverno del passato anno e mezzo. Però l’autunno, il fresco cominciano ad affacciarsi, con il loro odore di legna appena accatastata nelle cantine. Quasi ci invitano a rallentare a tornare alla tediosa normalità della vita, dopo una finestra di sfizi, esagerazioni e sfarzi. Sprechi e consumismo.
Sì. Perché l’estate è un po’ quello: uno sfarzo di energie e, certe volte, uno spreco di tempo. Un sovraccarico di umane presenze e uno spreco di sentimenti, regalati, buttati, inascoltati. Ed è giusto, ma quanto è bello sedersi su un letto, apprezzare la quiete e calmarsi?
Ascoltare il proprio cuore che batte, il respiro affannato che si regolarizza, il formicolio degli arti esausti, le ultime endorfine che ci pervadono.
Shhh. Riposa…