Domenica. Ultima domenica di agosto. La pioggia si abbatte costantemente sui tetti, picchia sui vetri delle finestre e schiaffeggia i portelloni dei bagagliai aperti. Le strade sono ancora piene. Già, di macchine in partenza. Case che si svuotano, imposte che si chiudono, interruttori generali della corrente che si spengono.
Io, dalla mia camera, assisto a questo spettacolo un po’ drammatico, sdraiato sul letto, mentre cerco di organizzare qualcosa da fare. Mi chiedo: che fine ha fatto l’estate? Dopo averla aspettata tanto, è possibile che sia già finita? Ma quando è cominciata esattamente?
Scorro le foto del rullino. Giugno, luglio, agosto. Tramonti, albe, video di aperitivi. Uscite con amici, con la famiglia. Persone appena conosciute, altre che fanno parte della mia vita già da qualche mese. Abbracci alla luce del sole o all’ombra di un fine giornata. Sguardi complici di amici, risate, sorrisi. Aperitivi, cocktail, serate sotto cassa, come si suol dire.
Di cose, effettivamente, ne ho fatte. Ne abbiamo fatte. Ma quante ne avrei volute fare? Quant’è lunga la lista dei desideri?
Mi chiedo: ma è davvero così poco il tempo che abbiamo a disposizione? O è che ne buttiamo davvero tanto? Impareremo mai a fare ecologia di minuti, evitando lunghe litigate al telefono o infinite messaggiate per stabilire chi aveva ragione?
I miei vicini, come di consueto, parlano da una finestra all’altra. Si comunicano i piani di viaggio mentre io rifletto su quanto l’estate possa essere la metafora di una vita intera: tante aspettative e qualche momento amaro.
Ma noi abbiamo veramente diritto di lamentarci, se non tutto è andato come volevamo? Se prendessimo le foto ricordo della nostra intera esistenza, magari, tappa dopo tappa, evento dopo evento, potremmo pure renderci conto che, tutto sommato, non è stata così di merda finora.
Probabilmente quello di cui abbiamo bisogno è un album. Una collezione di polaroid che funge da promemoria. Soprattutto per tenere a mente che non è solo in “estate” che succedono le cose belle (o divertenti).
Sarà banale, ma credo sia giusto ricordare a se stessi che non tutto è così insipido e che è tra una “fermata” e l’altra della nostra vita che registriamo i reel più belli dei nostri giorni.
Sbam. Lo sportello si chiude.
“Ci vediamo l’anno prossimo. Fatemi sapere quando arrivate”.
“Sìììì. Comunque ci sentiamo”.
La macchina parte e io ho finito di scrivere l’ennesima riflessione scontata. Buon viaggio!