Il week-end passato ha avuto un sapore nostalgico, quasi malinconico. Forse a causa delle serie tv che ho visto tra sabato e domenica, forse per le playlist che mi sono sparato in cuffia domenica pomeriggio. Fatto sta che mi sono riscoperto un po’ adolescente…
É domenica mattina e in testa mi risuona “Nolita fairytale”, una canzone che è stata la colonna sonora di uno degli episodi di Gossip Girl che ho visto in quarto-quinto liceo. A 17 anni, ricordo che aspettavo con ansia il sabato. Perché era di sabato sera che i miei mi lasciavano uscire, dopo cena. Senza fare tardi, ovvio. A casa Giaccio avevamo perfino il coprifuoco. Cosa che, ovviamente, al tempo odiavo e che i miei amici non capivano. Beh, nemmeno io lo capivo. Oddio, non è che adesso mi sia chiarissimo il concetto secondo il quale i propri figli sono al sicuro in una data strada di paese solo fino a una certa ora. Fatto sta che era così ed è in quel modo che ho imparato a godere ogni minuto con i miei amici.
A 17 anni, quando ascoltavo Apologize dei One Republic, per esempio, non credevo che quella piccola lezione di vita mi sarebbe tornata utile un decennio dopo. Non potevo credere che, a 29 anni, avrei aspettato con la stessa ansia la domenica, unico momento per vedere con calma quei pochi amici rimasti in zona.
Eppure…
È domenica mattina, Nolita fairytale è ormai un chiodo fisso e la faccio partire in cassa. Davanti all’armadio aperto, passo in rassegna le grucce che stridono sull’asta di legno. Trovo un pantalone nuovo, regalo di mamma per Natale, e mi dico che “se non lo metto adesso, praticamente resterà buttato nell’armadio”. Dopotutto, le occasioni per uscire si sono drasticamente ridotte perciò decido che ogni qual volta metterò piede fuori casa (tranne che per far uscire i cani) avrò un jeans e un maglione. La mondanità di tutti s’è ridotta a spingere un carrello in un discount, dopotutto.
Apro il cassetto delle maglie, prendo una t-shirt nera e ci abbino una camicia di flanella a quadretti grigia. Monica c’ha preso, è un bell’abbinamento perciò questa è fatta. Devo solo fare barba e doccia e poi sarò pronto per uscire, per andare a pranzo.
Sotto la doccia, l’acqua bollente mi scotta la schiena, ci penso: ma io da quant’è che non uscivo a pranzo? Diventa quasi un’ossessione alienante. Mi dimentico di massaggiare lo shampoo e praticamente ne butto via una dose. Sono costretto a riversare la proverbiale noce di prodotto sulla mano ancora una volta finché trovo la risposta. È dall’8 novembre che non esco fuori a pranzo. Sono passati più di due mesi ed è per questo che mi sento elettrico, energico, felice, eccitato.
Non è solo Nolita Fairytale a riportarmi agli anni delle prime volte. No, è tutto il contesto. È l’attesa per una manciata di ore da trascorrere in buona compagnia, è la preparazione per quell’appuntamento che non ha niente a che fare con un’uscita galante, ma ha un po’ lo stesso sapore. Sa di nuovo, di fresco, di imprevedibile. Esattamente come quando sogni. Sei lì, ti piace quello che provi, vorresti non finisse, che la sveglia non suonasse, ma, allo stesso tempo ti chiedi come proseguirà, come andrà a finire. Vorresti poter mandare avanti e indietro il sogno per goderti tutto questo una, dieci, cento, mille volte.
Ecco. Forse in un tutta questa precarietà di colori, di indici che non comprendiamo, di numeri e di curve ci farebbe bene riscoprire le nostre prime volte. Ci farebbe bene vivere un po’ come adolescenti. L’unica pecca è che ci ritroviamo con un coprifuoco ancora più severo di quello di mamma e papà.
il solito..
sei fantastico
complimenti per le tue osservazioni di vita
un abbraccio
da qui Trani chiusi sempre in casa
biagio di lernia
anna amicarelli
Mio figlio Giulio e i suoi 4 bambini Praga innevata lontani..
quest’anno dopo 14 anni non li abbiamo avuti qui nella nostra villa a Trani a scorazzarte ed apettare l orario per portarli a mare e poi riprenderli..
un abbraccio forte forte e saluta la sorellina e di fantastici mamma e papà
Ciao Gino!
Non sai quanto mi faccia piacere che tu apprezzi quanto scritto. Diciamo che queste riflessioni sono soprattutto un’esigenza. Per mettere ordine ai pensieri e rilassarmi.
Presto potrai rincontrare Giulio e i piccoli. Facciamoci forza e restiamo ottimisti! Ti salutano tutti.
Un abbraccio da Agnone,
Gio